C'era una volta il derby milanese con i suoi campioni; c'era una volta lo spettacolo di un calcio che offriva interpreti ai primissimi livelli; c'era una volta uno stadio che, due giorni l'anno, regalava al mondo una partita per palati fini, per intenditori di grandi colpi e giocate entusiasmanti. C'era una volta...adesso non c'è più.
Il derby di Milano di ieri sera non aveva creato particolari aspettative in nessuno, ma non è riuscito neanche a rispettare le poche pretese che ancora c'erano tra gli appassionati del calcio italico.
Non c'era persona al mondo che nutriva la speranza di vedere un match come quello tra Barça e Real (anche se non è un derby) o Arsenal e Chelsea, ci mancherebbe altro, però rimane indelebile negli occhi la decadenza di tutto il movimento pallonaro nostrano e, in particolar modo, delle due squadre di Milano.
Inter e Milan sono state in passato due giganti del calcio italiano ed anche europeo: come non ricordare la grande Inter di papà Moratti, il Milan di Sacchi, Van Basten, Gullit e Baresi, l'Inter del triplete con lo Special One Mourinho, il Milan campione d'Europa e del mondo. Queste due squadre non esistono più.
Ieri sera, non se ne offendano i tifosi né i giocatori, le due squadre si sono presentate alla Scala del calcio un pò impoverite. Povere non economicamente, bensi tecnicamente. In difesa c'erano Campagnaro e Bonera, non Facchetti e Maldini; in mezzo al campo correvano Cambiasso e Muntari, non Donadoni e Oriali; in fase offensiva c'erano Matri e Guarin, non Ronaldo e Shevchenko.
Dopo quanto detto sarò sicuramente attaccato da chi sostiene che in realtà, nel rettangolo verde di San Siro, ieri sera ci fossero fior fiori di giocatori. Non vi è alcun dubbio che Palacio sia un ottimo giocatore, lo dimostra il gran gol di tacco, che Balotelli sia il futuro della Nazionale italiana, che Handanovic sia un grande portiere e che Kakà sia ancora un buonissimo giocatore. Questo non basta, purtroppo, a cambiare opinione su due squadre cronicamente incapaci di mostrare una qualche forma di gioco: Il Milan ci ha provato di più, per poi lasciare il pallino del gioco negli ultimi venti minuti all'Inter, ma mai col piglio della grande squadra; Kakà ha dimostrato grande voglia ma è sembrato dopo poco senza benzina; Super Mario non ha fatto niente di ciò che può e dovrebbe fare. D'altro canto l'Inter di Mazzarri è apparsa, torti arbitrali a parte, ben poca cosa...e non è la prima volta in questa stagione. Troppo spesso si limita a giocare di rimessa, a sfruttare le debolezze degli avversari. Non c'è niente di male in questa strategia, ma permettetemi di dire che non è da grande squadra.
I numeri, come spesso accade, danno sostegno a quanto espresso: nei novanta minuti di gioco sono stati 75 e 69 i passaggi sbagliati rispettivamente da Inter e Milan; i palloni persi sono stati 126 per i nerazzurri e 120 per i cugini rossoneri; molto bassa anche la percentuale di giocate utili, 78 per l'Inter e 83 per il Milan.
Questi dati non fanno altro che aiutarci a disegnare un quadro più completo della crisi che sta attraversando il calcio milanese.
In casa Inter è appena nata l'era dell'indonesiano Thohir, in quella milanista c'è stato l'avvento di Barbara Berlusconi. Questo poco influisce, se i citati non spendono (molto e soprattutto bene), con la mediocrità tecnica delle due rose. Oggi più che mai le due società devono mettere mano al portafoglio, investire sui giovani talenti ma, contemporaneamente, acquistare giocatori già fatti che assicurino prestazioni degne della maglia che indossano.
Non sento di poter dare troppe colpe ai due allenatori (per la prima volta ieri sera due livornesi) in quanto è si possibile giocare un calcio migliore di quello espresso ma non si possono fare miracoli. Alla fine sono i giocatori che vanno in campo e se quei giocatori non hanno talento, estro, classe, non c'è allenatore che possa cambiare le cose.
Come detto, la nota lieta dal punto di vista dello spettacolo è stata il gol di Rodrigo Palacio, un giocatore che nel bagaglio personale ha sicuramente creatività ed imprevedibilità. Il gol nel finale di gara ne è la miglior dimostrazione.
Se in campo ci fossero stati 22 Palacio ci saremmo divertiti di più...invece che sbadigliare per novanta minuti.
lunedì 23 dicembre 2013
C'era una volta il derby di Milano
Ubicazione:
Milan, Italy
Un bilancio in casa Viola
Siamo arrivati alla fine del 2013 ed è tempo di bilanci per la squadra di Montella. I numeri dei Viola sono da grande squadra, soprattutto se si pensa che l'anno della consacrazione è più difficile rispetto a quello della "sorpresa". La Fiorentina sembra invece non accorgersi di questo e viaggia con un ruolino di marcia a dir poco positivo. Nella stagione in corso ha totalizzato ben 33 punti, addirittura 1 in più dello scorso anno, segnando 33 gol e incassandone 20.
Dobbiamo far notare che, nonostante i punti conquistati siano gli stessi, il gap tra la Fiorentina e il terzo posto (occupato dalla squadra di Benitez) è aumentato, passando da 1 a 3 punti.
Se guardiamo il modus in cui i 33 punti sono stati fatti ci accorgiamo che la formazione Viola ha fatto buona parte delle sue fortune in trasferta: lontano dal Franchi, infatti, Borja valero e compagni hanno conquistato la bellezza di 16 punti (contro i 9 dello scorso anno), segnando 14 reti e subendone solamente 8.
Se i punti in trasferta sono aumentati, i risultati in casa sono leggermente peggiorati: alla 17° di campionato i punti sono 17, contro i 23 conquistati nella stagione passata.
Ma concentriamoci sull'aspetto più positivo: La squadra di Vincenzino ha dimostrato, soprattutto in questo campionato ma non solo, di possedere gioco e personalità tali da poter imporre la propria forza su ogni campo, compresi quelli di Milano e Roma. In molte occasioni ha dato prova di non voler mai rinunciare al palleggio, al bel gioco, a vincere.
Ci tengo a fare un bilancio un pò più ampio, prendendo in esame i numeri dell'anno solare 2013:
I punti conquistati sono ben 68, figli di 69 gol fatti e 45 subiti. Nella prima parte dell'anno i Viola hanno conquistato 35 punti, dimostrando un andamento quasi a specchio. Questi numeri testimoniano la continuità di rendimento dei gigliati, che da più di un anno stanno portando avanti un progetto importante e ambizioso, frutto dell'ottimo lavoro del trio Pradé-Macia-Montella, delle qualità dei giocatori in campo e del ritrovato entusiasmo del Presidente Andrea Della Valle, sempre più convinto e coinvolto.
Credo che una parola sia da spendere per Pepito Rossi.
Nessuno, me compreso, avrebbe mai immaginato che l'italo-americano rispondesse cosi bene e cosi velocemente sul campo dopo il brutto infortunio ed il lungo stop. Invece Pepito è riuscito, grazie alla sua forza d'animo e alla sua genuina passione per il gioco del calcio, a tornare più forte e decisivo di prima. Da inizio campionato, complice anche l'infortunio di Mario Gomez, Rossi si è caricato sulle spalle il peso della squadra, portandola in più di un'occasione alla vittoria.
Anche per lui, come per la Fiorentina, i numeri fanno sorridere: il giocatore nato nel New Jersey ha segnato 14 reti in 17 gare di campionato, viaggiando ad una media di 0.82 gol a partita. Mantenendo questa media vediamo che la proiezione a fine campionato sarebbe di circa 31 gol.
Un dato però è certo: In Europa soltanto C.Ronaldo, Suarez e Ibrahimovic hanno fatto meglio di lui in termini di reti. Questo significa che anche noi abbiamo il nostro Campione.
Dobbiamo far notare che, nonostante i punti conquistati siano gli stessi, il gap tra la Fiorentina e il terzo posto (occupato dalla squadra di Benitez) è aumentato, passando da 1 a 3 punti.
Se guardiamo il modus in cui i 33 punti sono stati fatti ci accorgiamo che la formazione Viola ha fatto buona parte delle sue fortune in trasferta: lontano dal Franchi, infatti, Borja valero e compagni hanno conquistato la bellezza di 16 punti (contro i 9 dello scorso anno), segnando 14 reti e subendone solamente 8.
Se i punti in trasferta sono aumentati, i risultati in casa sono leggermente peggiorati: alla 17° di campionato i punti sono 17, contro i 23 conquistati nella stagione passata.
Ma concentriamoci sull'aspetto più positivo: La squadra di Vincenzino ha dimostrato, soprattutto in questo campionato ma non solo, di possedere gioco e personalità tali da poter imporre la propria forza su ogni campo, compresi quelli di Milano e Roma. In molte occasioni ha dato prova di non voler mai rinunciare al palleggio, al bel gioco, a vincere.
Ci tengo a fare un bilancio un pò più ampio, prendendo in esame i numeri dell'anno solare 2013:
I punti conquistati sono ben 68, figli di 69 gol fatti e 45 subiti. Nella prima parte dell'anno i Viola hanno conquistato 35 punti, dimostrando un andamento quasi a specchio. Questi numeri testimoniano la continuità di rendimento dei gigliati, che da più di un anno stanno portando avanti un progetto importante e ambizioso, frutto dell'ottimo lavoro del trio Pradé-Macia-Montella, delle qualità dei giocatori in campo e del ritrovato entusiasmo del Presidente Andrea Della Valle, sempre più convinto e coinvolto.
Credo che una parola sia da spendere per Pepito Rossi.
Nessuno, me compreso, avrebbe mai immaginato che l'italo-americano rispondesse cosi bene e cosi velocemente sul campo dopo il brutto infortunio ed il lungo stop. Invece Pepito è riuscito, grazie alla sua forza d'animo e alla sua genuina passione per il gioco del calcio, a tornare più forte e decisivo di prima. Da inizio campionato, complice anche l'infortunio di Mario Gomez, Rossi si è caricato sulle spalle il peso della squadra, portandola in più di un'occasione alla vittoria.
Anche per lui, come per la Fiorentina, i numeri fanno sorridere: il giocatore nato nel New Jersey ha segnato 14 reti in 17 gare di campionato, viaggiando ad una media di 0.82 gol a partita. Mantenendo questa media vediamo che la proiezione a fine campionato sarebbe di circa 31 gol.
Un dato però è certo: In Europa soltanto C.Ronaldo, Suarez e Ibrahimovic hanno fatto meglio di lui in termini di reti. Questo significa che anche noi abbiamo il nostro Campione.
Etichette:
2013,
Bilancio,
Della Valle,
Fiorentina,
Firenze,
Montella,
Pepito,
Pepito Rossi,
Pradé,
Rossi
Ubicazione:
Florence, Italy
venerdì 22 novembre 2013
Aspettando il Pallone d'oro 2013
Come tutti ben sanno tra poco ci sarà
l'assegnazione del Pallone d'oro. I "C.Ronaldo's fan" sono
già tutti in fibrillazione: "finalmente daranno il premio al più
grande giocatore al mondo" pensano.
In realtà non è proprio cosi.
Premetto fin da subito: chi scrive non
è un patito del portoghese ma cercherò di essere il più possibile
obiettivo.
Nel calcio ci sono i "ronaldiani"
e i "Messiani" come negli altri sport, ad esempio nel
tennis, ci sono i sostenitori di Federer e quelli che invece
sostengono Nadal. Ognuno fa le sue scelte, magari in base anche al
tipo di giocatore che è stato da giovane (con le ovvie proporzioni)
o gli piacerebbe essere. In questi ultimi 5 o 6 anni nel calcio
mondiale si rincorrono appunto due tipi di giocatori e due rispettivi
tipi di fan. Ci sono coloro i quali pensano che Leo Messi sia il
degno erede di Maradona, e quindi il più forte, e quelli che invece
ritengono, per completezza e potenza fisica, C. Ronaldo il migliore.
De gustibus non est disputandum.
Nessuno può imporre ad altri le
proprie preferenze, ci mancherebbe altro. Si può preferire il tocco
di palla o la potenza; l'eleganza o la velocità; la completezza o il
dribbling nello stretto. Però, come in molte altre cose, per
(s)fortuna esistono i numeri che ci aiutano a capire più
precisamente come stia la realtà.
Scusatemi se riferendomi al portoghese
scriverò sempre "C." ma per me di Ronaldo ce n'è soltanto
uno...ed è brasiliano.
Iniziamo col dire che C.Ronaldo ha 2
anni in più e guardiamo le ultime stagioni:
È dalla stagione 2007/08 che C.Ronaldo
non segna più di Messi: in quella stagione i gol furono 42 del
portoghese contro i 16 dell'argentino.
Nel 2008/09 però è iniziato il cambio di tendenza e i gol sono 26 contro 38; nel
2009/10 33 contro 47; nel 2010/11 53 contro 53; nel 2011/12 60
contro 73; nel 2012/13 55 contro 60. Questa è la storia recente tra
i due giocatori.
Se guardiamo le nazionali, i gol di C.
Ronaldo sono 47 mentre Messi è fermo a 37, però tra i due ci sono
26 partite di differenza...ovviamente a favore del portoghese.
Arriviamo alla carriera nella sua
completezza e vediamo che C.Ronaldo ha disputato 648 partite segnando
395 gol (media gol/partite 0,61);
Messi ha disputato 510 partite segnando
375 gol (media gol/partite 0,74).
Quindi tra i due corrono 138
partite di differenza e soltanto 20 gol.
In questo inizio di stagione C.Ronaldo
ha segnato di più, con un Messi fermo ai box . In tutto questo,
però, dobbiamo anche sottolineare che delle 16 reti di C.Ronaldo
nella Liga ben 5 sono dal dischetto mentre Messi ha segnato 8 gol con
un rigore soltanto...quindi virtualmente sarebbero 7 gol Messi e 11
C.Ronaldo, con Messi che però ha giocato 8 partite più qualche
sprazzo di gara (C.Ronaldo 13).
Non voglio entrare nel merito delle
vittorie di squadra ma soffermarmi sui titoli individuali:
il conto dei palloni d'oro, lo sapete,
è impietoso: 4 a 1.
La scarpa d'oro è andata per 3 volte a
Messi contro le 2 di C.Ronaldo.
L'argentino ha battuto ogni record
individuale: è l'unico giocatore ad aver segnato 5 gol in una
partita nella fase ad eliminazione diretta di Champions League; è
andato a segno per il maggior numero di partite consecutive (19);
Detiene il record di gol in una stagione tra club e Nazionale (82
nella stagione 2011/12) e in un anno solare (91 nel 2012).
Credo di non dover aggiungere altro.
Qualche anno fa si vociferava di un
pallone d'oro regalato a Messi (stagione 2009/10), a scapito del buon
Sneijder che aveva fatto il triplete con l'Inter di Mou. Quell'anno
Messi segnò più di tutti, vincendo la scarpa d'oro e campionato
spagnolo.
Adesso il caso si ripete: c'è
C.Ronaldo (al posto di Messi) con più gol fatti, senza però alzare al cielo neanche un trofeo, ed un Ribery che ha vinto tutto (al posto di
Sneijder). Da questo traggo la conclusione che, essendo per i
suddetti "rubato" il pallone d'oro di Messi, quest'anno il premio lo
darebbero a Ribery...altrimenti si chiama incoerenza.
Sorvolo volutamente sulla decisione di
Blatter di spostare la chiusura delle votazioni a dopo gli spareggi
per il Mondiale brasiliano. Decisione giusta? Non lo so, sicuramente
a favore del portoghese. Certo è che se l'avessero fatto per Messi
sarebbe scoppiato un polverone.
Concludiamo dicendo che quest'anno sarà
C.Ronaldo a vincere il pallone d'oro (e non sarà uno scandalo,
secondo me) ma mi chiedo perché i suoi fan continuino a ripetere che
il portoghese è il più forte di tutti. I numeri, come detto, dicono
l'opposto. Forse guardano altre doti, non sportive. La realtà è che
C.Ronaldo è più completo...ma questo non significa certo che è più
forte. L'unica speranza che ha Cr7 di primeggiare è che gli
infortuni interrompano il cammino di Leo...come sta succedendo
quest'anno. Quindi non stupitevi se, recuperato dall'infortunio,
ricomincerà la serie di vittorie e successi individuali di Leo
Messi: perché C.Ronaldo è fantastico, incredibile...ma Messi è un
Extraterrestre.
Etichette:
C.Ronaldo,
Leo Messi,
Pallone d'oro 2013
Ubicazione:
Firenze, Italia
venerdì 12 luglio 2013
Conferenza di presentazione MASSIMO AMBROSINI
Dopo la presentazione di Joaquin oggi è il giorno di Massimo Ambrosini, a Firenze dopo 18 anni in rossonero.
Queste le sue parole in conferenza stampa: "Vorrei ringraziare la Fiorentina per la grande occasione che mi è stata data. Ringrazio la città ed i tifosi per l'accoglienza".
Sulle sue emozioni: "Sono emozionato perché la ritengo una grande opportunità per me. Per me mettermi in discussione è uno stimolo enorme. Devo solo ringraziare le Fioretina perché ha un progetto legato ai giovani".
Sul Milan: "Fa parte del mio passato, mi piace guardare in avanti. Quello che farò da qui in avanti".
Sugli obiettivi: "Voglio aiutare questa squadra a cresce ancora. Questo progetto è intrigante perche ci sono giocatori di livello. Non mi piace fare proclami ad inizio stagione ma spero di giocare il più possibile e di arrivare il più in alto possibile".
Sull'età dei calciatori in attività: "Ogni giocatore deve pretendere la chiarezza, non la riconoscenza. Ognuno può subire delle scelte di un certo tipo. Non è detto che ogni giocatore debba giocare fino a 40 anni".
Sul suo apporto in viola: "Sono venuto a portare entusiasmo perché io ho ancora voglia di giocare. Per vincere qualcosa bisogna sempre allenarsi per crescere sempre. Quello che posso dare è proprio questo ma qui ci sono già grandissimi giocatori".
Sull'arrivo al Milan: "Ogni addio ha una storia particolare. Mi sarei aspettato più attenzione nella gestione della mia situazione perché mi sarei atteso chiarezza".
Sulla Fiorentina nel suo passato: "Prima di andare al Milan dovevo venire alla Fiorentina".
Sulla corsa Champions dell'anno scorso: "La partita del Franchi col Milan fu un po' una svolta perché noi abbiamo perso dei punti. Anche la Fiorentina si meritava un piazzamento come quello del Milan anche se per il gioco meritava più del Milan".
Su Mario Gomez: "L'ho incontrato spesso da avversario: è un giocatore che sposta gli equilibri. Spero che si possa adattare il prima possibile anche se un periodo di ambientamento è normale".
Sugli obiettivi della squadra: "Dobbiamo confermare il nostro gioco e migliorare il posto ottenuto in classifica. Oltre ad un'ossatura bene definita, ci saranno dei giocatori nuovi ed importanti come Giuseppe Rossi".
Su Montella: "È un allenatore molto stimato non solo a Firenze. È giovane ed ha tanto entusiasmo. Cura i dettagli con molta attenzione".
Sul Milan: "Ho risentito qualcuno dopo il mio addio ma non è stata fatta chiarezza ugualmente".
Sulla corsa tra Milan e Fiorentina: "È impossibile dire chi sia più forte adesso tra le due squadre. Sono due squadre costruite per fare un campionato di un certo tipo".
Sullo spogliatoio viola: "Ancora mancano molti giocatori ma i ragazzi presenti sono molto disponibili".
Su Ljajic: "Non mi ha chiesto nessuna informazione sul Milan. È un talento assoluto che lo scorso anno è esploso in maniera importante. È un patrimonio dei viola e credo che abbia davanti a sè un futuro importante. Sarà un protagonista".
Sui nuovi compagni: "Gonzalo è un giocatore di livello internazionale. Rossi dovrà essere aspettato perché si dovrà adattare dopo gli infortuni subiti".
Su Montella: "Se da allenatore farà quello che ha fatto da giocatore diventerà un grande".
Queste le sue parole in conferenza stampa: "Vorrei ringraziare la Fiorentina per la grande occasione che mi è stata data. Ringrazio la città ed i tifosi per l'accoglienza".
Sulle sue emozioni: "Sono emozionato perché la ritengo una grande opportunità per me. Per me mettermi in discussione è uno stimolo enorme. Devo solo ringraziare le Fioretina perché ha un progetto legato ai giovani".
Sul Milan: "Fa parte del mio passato, mi piace guardare in avanti. Quello che farò da qui in avanti".
Sugli obiettivi: "Voglio aiutare questa squadra a cresce ancora. Questo progetto è intrigante perche ci sono giocatori di livello. Non mi piace fare proclami ad inizio stagione ma spero di giocare il più possibile e di arrivare il più in alto possibile".
Sull'età dei calciatori in attività: "Ogni giocatore deve pretendere la chiarezza, non la riconoscenza. Ognuno può subire delle scelte di un certo tipo. Non è detto che ogni giocatore debba giocare fino a 40 anni".
Sul suo apporto in viola: "Sono venuto a portare entusiasmo perché io ho ancora voglia di giocare. Per vincere qualcosa bisogna sempre allenarsi per crescere sempre. Quello che posso dare è proprio questo ma qui ci sono già grandissimi giocatori".
Sull'arrivo al Milan: "Ogni addio ha una storia particolare. Mi sarei aspettato più attenzione nella gestione della mia situazione perché mi sarei atteso chiarezza".
Sulla Fiorentina nel suo passato: "Prima di andare al Milan dovevo venire alla Fiorentina".
Sulla corsa Champions dell'anno scorso: "La partita del Franchi col Milan fu un po' una svolta perché noi abbiamo perso dei punti. Anche la Fiorentina si meritava un piazzamento come quello del Milan anche se per il gioco meritava più del Milan".
Su Mario Gomez: "L'ho incontrato spesso da avversario: è un giocatore che sposta gli equilibri. Spero che si possa adattare il prima possibile anche se un periodo di ambientamento è normale".
Sugli obiettivi della squadra: "Dobbiamo confermare il nostro gioco e migliorare il posto ottenuto in classifica. Oltre ad un'ossatura bene definita, ci saranno dei giocatori nuovi ed importanti come Giuseppe Rossi".
Su Montella: "È un allenatore molto stimato non solo a Firenze. È giovane ed ha tanto entusiasmo. Cura i dettagli con molta attenzione".
Sul Milan: "Ho risentito qualcuno dopo il mio addio ma non è stata fatta chiarezza ugualmente".
Sulla corsa tra Milan e Fiorentina: "È impossibile dire chi sia più forte adesso tra le due squadre. Sono due squadre costruite per fare un campionato di un certo tipo".
Sullo spogliatoio viola: "Ancora mancano molti giocatori ma i ragazzi presenti sono molto disponibili".
Su Ljajic: "Non mi ha chiesto nessuna informazione sul Milan. È un talento assoluto che lo scorso anno è esploso in maniera importante. È un patrimonio dei viola e credo che abbia davanti a sè un futuro importante. Sarà un protagonista".
Sui nuovi compagni: "Gonzalo è un giocatore di livello internazionale. Rossi dovrà essere aspettato perché si dovrà adattare dopo gli infortuni subiti".
Su Montella: "Se da allenatore farà quello che ha fatto da giocatore diventerà un grande".
Etichette:
ACF,
Ambrosini,
Calcio,
Conferenza,
Fiorentina,
presentazione,
Serie A,
Stagione 2013/14
Ubicazione:
Florence, Italy
giovedì 11 luglio 2013
Conferenza di presentazione JOAQUIN SANCHEZ
La prima conferenza stampa della stagione è dedicata alla presentazione del neoacquisto Joaquín Sánchez, arrivato dal Malaga.
Queste le parole di Guerini, club manager Viola, a inizio conferenza: "Mi ha colpito l'allegria di questo ragazzo. Fa specie pensare che lo scorso anno nesuno voleva venire alla Fiorentina e quest'anno è il contrario".
Poi è il turno di Joaquin: "L'immagine della Fiorentina è di una squadra che gioca al pallone, e questo è un fattore importante nel calcio di oggi.
Gomez? Nella mia carriera ho giocato con giocatori molto importanti, ma è chiaro che Gomez sono anni che sta dimostrando di essere un giocatore importante. La mia posizione naturale è esterno a destra, ma al Malaga ho fatto anche la seconda punta e giocato sulla sinistra. Poi spetterà al mister.
Come mi ha convinto Macia? Col progetto viola che è importante, in un gruppo che è come una famiglia e dove si gioca bene al pallone, e che lo scorso anno ha fatto bene.
Rossi? So che è un giocatore molto importante, l'ho visto bene: giocare con un giocatore così rende tutto più facile.
Il gruppo-Villareal? Rossi, Borja, Gonzalo sono giocatori importanti, ma ho scelto di venire qui perché credevo fosse il momento giusto di lasciare la Spagna e di provare una nuova avventura, e i viola hanno puntato molto su di me. Le partite dei viola catturano molto l'attenzione, ho visto che fin dai primi allenamenti giochiamo a pallone e questo è importante: sono rimasto piacevolmente sorpreso da questo, e mi diverte. Ho 32 anni, credo di essere riuscito a dimostrare molto, per me è importante aiutare la Fiorentina e divertirmi.
Obiettivi? È presto per parlarne, nella mia carriera ho giocato spesso in squadre arrivate fra le prime tre, ma è molto difficile. Noi stiamo lavorando per entrare fra i migliori, ma con cautela perchè nel campionato italiano ci sono molte squadre forti.
Il nostro attacco? Ci sono grandi nomi ma penso che il gruppo sia alla fine ciò che ti permettere di raggiungere l'obiettivo".
Queste le parole di Guerini, club manager Viola, a inizio conferenza: "Mi ha colpito l'allegria di questo ragazzo. Fa specie pensare che lo scorso anno nesuno voleva venire alla Fiorentina e quest'anno è il contrario".
Poi è il turno di Joaquin: "L'immagine della Fiorentina è di una squadra che gioca al pallone, e questo è un fattore importante nel calcio di oggi.
Gomez? Nella mia carriera ho giocato con giocatori molto importanti, ma è chiaro che Gomez sono anni che sta dimostrando di essere un giocatore importante. La mia posizione naturale è esterno a destra, ma al Malaga ho fatto anche la seconda punta e giocato sulla sinistra. Poi spetterà al mister.
Come mi ha convinto Macia? Col progetto viola che è importante, in un gruppo che è come una famiglia e dove si gioca bene al pallone, e che lo scorso anno ha fatto bene.
Rossi? So che è un giocatore molto importante, l'ho visto bene: giocare con un giocatore così rende tutto più facile.
Il gruppo-Villareal? Rossi, Borja, Gonzalo sono giocatori importanti, ma ho scelto di venire qui perché credevo fosse il momento giusto di lasciare la Spagna e di provare una nuova avventura, e i viola hanno puntato molto su di me. Le partite dei viola catturano molto l'attenzione, ho visto che fin dai primi allenamenti giochiamo a pallone e questo è importante: sono rimasto piacevolmente sorpreso da questo, e mi diverte. Ho 32 anni, credo di essere riuscito a dimostrare molto, per me è importante aiutare la Fiorentina e divertirmi.
Obiettivi? È presto per parlarne, nella mia carriera ho giocato spesso in squadre arrivate fra le prime tre, ma è molto difficile. Noi stiamo lavorando per entrare fra i migliori, ma con cautela perchè nel campionato italiano ci sono molte squadre forti.
Il nostro attacco? Ci sono grandi nomi ma penso che il gruppo sia alla fine ciò che ti permettere di raggiungere l'obiettivo".
Etichette:
ACF,
Conferenza,
Fiorentina,
Joaquin,
presentazione,
Serie A,
Stagione 2013/14
Ubicazione:
Florence, Italy
venerdì 5 luglio 2013
Jovetic alla Juve? ok ma dateci...
Sono ore convulse quelle che accompagnano il calcio mercato estivo: voci insistenti parlano di uno Stevan Jovetic vicino alla Juventus. Il giocatore ha infatti espresso pubblicamente la volontà di andare a Torino nella prossima stagione.
I tifosi viola vedono queste dichiarazioni, e il possibile trasferimento, come un incredibile tradimento: "Vai dove vuoi, ma non alla nemica storica" questo il pensiero di Firenze.
Da tempo il giocatore montenegrino non gode più dell'affetto e della fiducia del pubblico, che non manca mai di rimproverare al giovane numero 8 bassa soglia del dolore e inconsistenza in campo.
I gigliati sarebbero pronti a lasciar partire Jojo, nel caso fosse lui stesso ad esprimerne la volontà di fronte ai dirigenti viola, ma è assolutamente inaccettabile il trasferimento ai bianconeri.
Perché è inaccettabile? C'è soltanto un ragionamento "di pancia" dato dalla rivalità storica tra le due squadre e tifoserie e da ciò che è successo circa un anno fa con il caso Berbatov? Probabilmente no.
Sono convinto che se la Vecchia Signora mettesse sul piatto la cifra richiesta dal Patron Della Valle (30 milioni cash) il giocatore partirebbe, anche se il popolo viola non sarebbe affatto contento. Quindi a frenare l'affare sono proprio le proposte che giungono da Torino. Il club di Agnelli è pronto ad offrire soldi (pochi, troppo pochi) più qualche giocatore (Marrone??). A queste condizioni non ci si siede neanche ad un tavolo.
A parer mio, Jovetic dovrebbe partire. Il suo tempo a Firenze è oramai finito, i tifosi ne hanno piene le tasche dei suoi atteggiamenti e comportamenti e il rapporto si è incrinato, temo irrimediabilmente. Non sono neanche troppo contrario a "spedirlo" alla Juve, dato che lo ritengo un buon giocatore ma niente di più. Il punto sta proprio sulla mancanza di offerte concrete e soddisfacenti.
Se il giocatore vuole trasferirsi a tutti i costi alla Juve (e la Juve vuole a tutti i costi Jovetic, e ne ho qualche dubbio), e partendo dalla consapevolezza che il declino del calcio italiano colpisce anche la Vecchia Signora, proporrei uno scambio cosi: Jovetic alla Juve e Pogba più soldi alla Fiorentina. Sembra fantamercato lo so, ma perché non provare?
Il giocatore francese è stato strappato a Ferguson e fatica a trovare spazi con continuità. Il suo valore di mercato, consultando diversi siti internet specializzati, è sui 15/18 milioni. Quindi Pogba più 12/15 milioni equivarrebbero ai 30 milioni richiesti da ADV.
Forse qualcuno non si è ancora accorto della forza del bianconero, della personalità con la quale gioca in mezzo al campo e la capacità di vedere la porta. Tra pochi anni questo sarà un grandissimo giocatore, guiderà la nazionale francese e ambirà a palcoscenici più prestigiosi di Torino.
Con il giovane centrocampista verrebbe risolto il problema legato a Pizarro e con i soldi cash (più un lieve intervento dei Della Valle) potremmo andare a bussare alla porta di un grande bomber da affiancare a Pepito Rossi.
Concludendo: andiamo a Torino, mettiamoci ad un tavolo con Marotta, tastiamo con mano il reale interesse della Juve per Jovetic e proponiamo questo scambio. Magari, ricondando Felipe Melo, ci cascano anche questa volta.
I tifosi viola vedono queste dichiarazioni, e il possibile trasferimento, come un incredibile tradimento: "Vai dove vuoi, ma non alla nemica storica" questo il pensiero di Firenze.
Da tempo il giocatore montenegrino non gode più dell'affetto e della fiducia del pubblico, che non manca mai di rimproverare al giovane numero 8 bassa soglia del dolore e inconsistenza in campo.
I gigliati sarebbero pronti a lasciar partire Jojo, nel caso fosse lui stesso ad esprimerne la volontà di fronte ai dirigenti viola, ma è assolutamente inaccettabile il trasferimento ai bianconeri.
Perché è inaccettabile? C'è soltanto un ragionamento "di pancia" dato dalla rivalità storica tra le due squadre e tifoserie e da ciò che è successo circa un anno fa con il caso Berbatov? Probabilmente no.
Sono convinto che se la Vecchia Signora mettesse sul piatto la cifra richiesta dal Patron Della Valle (30 milioni cash) il giocatore partirebbe, anche se il popolo viola non sarebbe affatto contento. Quindi a frenare l'affare sono proprio le proposte che giungono da Torino. Il club di Agnelli è pronto ad offrire soldi (pochi, troppo pochi) più qualche giocatore (Marrone??). A queste condizioni non ci si siede neanche ad un tavolo.
A parer mio, Jovetic dovrebbe partire. Il suo tempo a Firenze è oramai finito, i tifosi ne hanno piene le tasche dei suoi atteggiamenti e comportamenti e il rapporto si è incrinato, temo irrimediabilmente. Non sono neanche troppo contrario a "spedirlo" alla Juve, dato che lo ritengo un buon giocatore ma niente di più. Il punto sta proprio sulla mancanza di offerte concrete e soddisfacenti.
Se il giocatore vuole trasferirsi a tutti i costi alla Juve (e la Juve vuole a tutti i costi Jovetic, e ne ho qualche dubbio), e partendo dalla consapevolezza che il declino del calcio italiano colpisce anche la Vecchia Signora, proporrei uno scambio cosi: Jovetic alla Juve e Pogba più soldi alla Fiorentina. Sembra fantamercato lo so, ma perché non provare?
Il giocatore francese è stato strappato a Ferguson e fatica a trovare spazi con continuità. Il suo valore di mercato, consultando diversi siti internet specializzati, è sui 15/18 milioni. Quindi Pogba più 12/15 milioni equivarrebbero ai 30 milioni richiesti da ADV.
Forse qualcuno non si è ancora accorto della forza del bianconero, della personalità con la quale gioca in mezzo al campo e la capacità di vedere la porta. Tra pochi anni questo sarà un grandissimo giocatore, guiderà la nazionale francese e ambirà a palcoscenici più prestigiosi di Torino.
Con il giovane centrocampista verrebbe risolto il problema legato a Pizarro e con i soldi cash (più un lieve intervento dei Della Valle) potremmo andare a bussare alla porta di un grande bomber da affiancare a Pepito Rossi.
Concludendo: andiamo a Torino, mettiamoci ad un tavolo con Marotta, tastiamo con mano il reale interesse della Juve per Jovetic e proponiamo questo scambio. Magari, ricondando Felipe Melo, ci cascano anche questa volta.
Etichette:
Calcio,
Calciomercato,
Fiorentina,
Jovetic,
Pogba
Ubicazione:
Firenze, Italia
giovedì 2 maggio 2013
Il trionfo tedesco
Siamo arrivati all'ultimo passo della maggiore competizione europea per squadre di club e nessuno si sarebbe aspettato un verdetto tanto severo e netto.
Il successo della Germania però non è, come qualche volta accade, frutto di fortuna o di un'annata storta da parte delle solite vincenti, bensi il sultato di un investimento mirato, un'attenta organizzazione e programmazione. Insomma, è una vittoria che viene da lontano.
Infine, nel 2000 si è deciso di investire energie e denaro nel settore giovanile, vero fulcro di una società di calcio, stanziando 500 milioni e creando 366 centri di formazione per giovani calciatori. Le società incassavano i contributi ed erano costretti a reinvestirli, generando un vero e proprio circolo positivo e redditizio. Quest'ultimo provvedimento ha permesso alla Germania di far crescere nel proprio vivaio fior fiori di giocatori.
Riassumiamo il tutto: strutture nuove, stadi pieni e investimenti sui giovani. Una ricetta semplice ma vincente che quest'anno (dopo anni di dominio spagnolo) porta la Germania sul tetto d'Europa e chissà che non si sia aperto un nuovo ciclo destinato a durare per molto tempo.
Sarebbe auspicabile, per l'Italia, smettere di nutrire astio nei confronti dei tedeschi (per motivi non meramente calcistici) e cominciare a prendere ad esempio un paese che oggi, a differenza del nostro, funziona...non solamente nello sport.
Le tedesche (Bayern Monaco e Borussia Dortmund) hanno dominato in largo e in lungo le due semifinali, rispettivamente contro Barcellona e Real Madrid, assicurandosi la prima finale tutta tedesca della storia della Champion League.
In molti (io compreso) sono rimasti stupiti di fronte alla netta superiorità mostrata, sia all'andata che al ritorno, dalle squadre di Heynckes e Klopp, che hanno letteralmente spazzato via i sogni di gloria delle due corazzate spagnole.Il successo della Germania però non è, come qualche volta accade, frutto di fortuna o di un'annata storta da parte delle solite vincenti, bensi il sultato di un investimento mirato, un'attenta organizzazione e programmazione. Insomma, è una vittoria che viene da lontano.
Innanzitutto occorre notare che la Germania ha avuto la possibilità (e la capacità) di organizzare ben tre manifestazioni sportive negli ultimi quarant'anni (Mondiale 1974, 2006 ed Europeo 1988) e questo ha dato l'opportunità di ricostruire gli impianti sportivi facendola diventare il paradiso degli amanti del pallone. Ricostruire gli stadi significa rinnovarli, costruirli in modo tale da renderli la prima fonte di attivo nel bilancio di una società, con introiti che vanno dal merchandising ai ristoranti all'interno (o intorno) allo stadio e molto altro ancora. L'Allianz Arena di Monaco è l'esempio più bello e famoso del rinnovamento tedesco.
Ma non hanno fatto solamente questo. Lo stadio per essere generatore di introiti ha bisogno di tifosi che lo frequentano. In questo senso dunque sono stati abbassati i costi dei biglietti e disputate le partite (o almeno il 95% di esse) nello stesso giorno, togliendo quindi potere alle televisioni. In questo senso i numeri non mentono in quanto la Bundesliga è prima per distacco nella classifica europea delle presenze sugli spalti (44mila di media a gara).
Riassumiamo il tutto: strutture nuove, stadi pieni e investimenti sui giovani. Una ricetta semplice ma vincente che quest'anno (dopo anni di dominio spagnolo) porta la Germania sul tetto d'Europa e chissà che non si sia aperto un nuovo ciclo destinato a durare per molto tempo.
Sarebbe auspicabile, per l'Italia, smettere di nutrire astio nei confronti dei tedeschi (per motivi non meramente calcistici) e cominciare a prendere ad esempio un paese che oggi, a differenza del nostro, funziona...non solamente nello sport.
lunedì 22 aprile 2013
-1 dal sogno Champions League
Neanche i più fantasiosi sarebbero riusciti a prevedere un Fiorentina-Torino cosi strano, bello, pazzesco. La partita sembrava già chiusa dopo meno di quaranta minuti dal fischio d'avvio ma non era altro che l'inizio di un'incredibile escalation di emozioni. La squadra di Montella parte fortissimo e in pochi minuti riesce a colpire ben tre volte (Cuadrado, Aquilani e Ljajic) senza lasciare al Toro possibilità di replica. Il palleggio é fluido, le belle giocate vengono facili e tutto sembra come nelle migliori delle previsioni.
A fine primo tempo i granata accorciano e le squadre vanno negli spogliatoi sul punteggio di 3 a 1.
Il secondo tempo inizia come nessuno si sarebbe mai aspettato. Il Torino, rinvigorito dal gol in chiusura di primo tempo, entra in campo con la volontà e la forza per imporre il proprio gioco, mettere alle corde i viola e riacciuffare il pareggio.
La Fiorentina sembra in trans, non riesce a reagire né a riorganizzarsi. Montella prova qualche cambio sperando che le forze fresche o un lampo dei nuovi entrati facciano la differenza. E cosi è.
Una bella giocata del subentrato Matias Fernandes inizia un'azione al limite dell'area di rigore del Toro che si conclude con il tiro di Romulo ed il gol del 4 a 3 finale.
Nella sera il Milan affronta la Juventus a Torino, dove cade per 1 a 0 con gol di Vidal su calcio di rigore.
La classifica parla chiaro: Milan 59 Fiorentina 58. Un solo punto divide le due squadre a 5 partite dalla fine e tutto sembra riaperto e possibile per i gigliati.
La partita di ieri pomeriggio, anche se conclusa positivamente, deve comunque far riflettere. Per come è maturata e come è finita. La squadra ha avuto un black out inspiegabile e durato per quasi tutto il secondo tempo. La spiegazione, forse, sta nel fatto che, una volta raggiunto il 3 a 0, gli uomini di Montella non hanno voluto infierire ulteriormente sul gemellato Torino e cosi hanno smesso di giocare. La Fiorentina però è una squadra che ha sempre bisogno di giocare al massimo, di creare e tenere alta la concentrazione e il ritmo altrimenti rischia di diventare preda degli avversari, come è avvenuto ieri. Forse pecca ancora di leziosità e non è capace di gestire la gara sotto ritmo come invece fanno le grandi squadre.
Allo stesso tempo, riesaminando la partita, dobbiamo anche sottolineare il cuore di questi ragazzi che sono riusciti a credere in un risultato obiettivamente difficile per come si era messa la gara. Ieri abbiamo avuto la dimostrazione che in questo campionato tutto è possibile, anche ritrovarci a -1 dal sogno Champions a cinque giornate dalla fine...con l'obbligo di crederci più che mai.
A fine primo tempo i granata accorciano e le squadre vanno negli spogliatoi sul punteggio di 3 a 1.
Il secondo tempo inizia come nessuno si sarebbe mai aspettato. Il Torino, rinvigorito dal gol in chiusura di primo tempo, entra in campo con la volontà e la forza per imporre il proprio gioco, mettere alle corde i viola e riacciuffare il pareggio.
La Fiorentina sembra in trans, non riesce a reagire né a riorganizzarsi. Montella prova qualche cambio sperando che le forze fresche o un lampo dei nuovi entrati facciano la differenza. E cosi è.
Una bella giocata del subentrato Matias Fernandes inizia un'azione al limite dell'area di rigore del Toro che si conclude con il tiro di Romulo ed il gol del 4 a 3 finale.
Sono tre punti di straordinaria importanza.
Nella sera il Milan affronta la Juventus a Torino, dove cade per 1 a 0 con gol di Vidal su calcio di rigore.
La classifica parla chiaro: Milan 59 Fiorentina 58. Un solo punto divide le due squadre a 5 partite dalla fine e tutto sembra riaperto e possibile per i gigliati.
La partita di ieri pomeriggio, anche se conclusa positivamente, deve comunque far riflettere. Per come è maturata e come è finita. La squadra ha avuto un black out inspiegabile e durato per quasi tutto il secondo tempo. La spiegazione, forse, sta nel fatto che, una volta raggiunto il 3 a 0, gli uomini di Montella non hanno voluto infierire ulteriormente sul gemellato Torino e cosi hanno smesso di giocare. La Fiorentina però è una squadra che ha sempre bisogno di giocare al massimo, di creare e tenere alta la concentrazione e il ritmo altrimenti rischia di diventare preda degli avversari, come è avvenuto ieri. Forse pecca ancora di leziosità e non è capace di gestire la gara sotto ritmo come invece fanno le grandi squadre.
Allo stesso tempo, riesaminando la partita, dobbiamo anche sottolineare il cuore di questi ragazzi che sono riusciti a credere in un risultato obiettivamente difficile per come si era messa la gara. Ieri abbiamo avuto la dimostrazione che in questo campionato tutto è possibile, anche ritrovarci a -1 dal sogno Champions a cinque giornate dalla fine...con l'obbligo di crederci più che mai.
lunedì 18 febbraio 2013
Bene gli elogi ma occorrono piedi per terra.
La partita di ieri contro l'Inter ha regalato grandi emozioni e soddisfazioni; la squadra di Montella ha incantato con un gioco raffinato e bello esteticamente, fatto di fraseggi corti e colpi di classe, che non ha lasciato scampo agli uomini di Stramaccioni. Era tantissimo tempo che non si vedeva una fiorentina cosi contro una big del nostro campionato; certo, anche a Milano contro i rossoneri c'era stata una grande prestazione e un risultato fantastico (3 a 1 per i viola) ma non era apparsa cosi lampante e netta la supremazia e la superiorità tecnica come invece lo è stato nella partita di ieri al Franchi.
In un colpo solo abbiamo ritrovato gli "amici del gol", Jovetic e Ljaic, ciascuno a segno due volte, un Aquilani decisivo (l'assist di tacco è pura classe), una vittoria con molti gol e una difesa che non è quasi mai stata impensierita dagli avversari (peccato per il gol subito).
Nonostante i giusti elogi fioccati alla squadra dopo tale prestazione c'è da domandarsi dove finiscono i meriti dei viola e dopo cominciano i demeriti dell'Inter: i nerazzurri, infatti, sono sembrati svogliati, senza una trama di gioco degna di tale nome, senza idee né voglia di controbattere ai colpi della Fiorentina.
Adesso in città si respira un'incontenibile gioia: nonostante i brutti risultati del mese di gennaio la Fiorentina è a due punti dal piazzamento Champions ed i tifosi ci credono più che mai (e perché non dovrebbero?). C'è un pericolo però: chiunque conosca un pò il calcio sa che, molto spesso, è più facile sfoderare grandi prestazioni contro squadroni come Inter, Milan e Juve piuttosto che contro squadre meno blasonate; questo perché gli stimoli sono diversi, la concentrazione cala e si rischia quindi di incappare in una brutta figura. Questo è il pericolo a cui può andare incontro la Fiorentina. Domenica si torna a giocare, a Bologna, partita assolutamente non facile. Gilardino, Diamanti e Co. proveranno in tutti i modi a portare a casa i tre punti ma mi sembra giusto sottolineare che molto dipenderà dall'atteggiamento di Jovetic e compagni. La Fiorentina, infatti, ha un organico, una tecnica in mezzo al campo e un blasone ben diversi da quelli del Bologna e quindi mi aspetto che la squadra scenda in campo con le giuste motivazioni, senza sottovalutare l'avversario e con la giusta voglia di imporre il proprio calcio per vincere.
Quella di domenica è una partita strategicamente molto importante perché in serata si affronteranno Inter e Milan e quindi è presumibile che la Fiorentina, in caso di vittoria a Bologna, possa avvantaggiarsi del risultato delle dirette concorrenti per la Champions League.
Etichette:
Calcio,
Fiorentina,
Inter,
Jovetic,
Ljajic
Ubicazione:
Firenze, Italia
Iscriviti a:
Post (Atom)