Le tedesche (Bayern Monaco e Borussia Dortmund) hanno dominato in largo e in lungo le due semifinali, rispettivamente contro Barcellona e Real Madrid, assicurandosi la prima finale tutta tedesca della storia della Champion League.
In molti (io compreso) sono rimasti stupiti di fronte alla netta superiorità mostrata, sia all'andata che al ritorno, dalle squadre di Heynckes e Klopp, che hanno letteralmente spazzato via i sogni di gloria delle due corazzate spagnole.Il successo della Germania però non è, come qualche volta accade, frutto di fortuna o di un'annata storta da parte delle solite vincenti, bensi il sultato di un investimento mirato, un'attenta organizzazione e programmazione. Insomma, è una vittoria che viene da lontano.
Innanzitutto occorre notare che la Germania ha avuto la possibilità (e la capacità) di organizzare ben tre manifestazioni sportive negli ultimi quarant'anni (Mondiale 1974, 2006 ed Europeo 1988) e questo ha dato l'opportunità di ricostruire gli impianti sportivi facendola diventare il paradiso degli amanti del pallone. Ricostruire gli stadi significa rinnovarli, costruirli in modo tale da renderli la prima fonte di attivo nel bilancio di una società, con introiti che vanno dal merchandising ai ristoranti all'interno (o intorno) allo stadio e molto altro ancora. L'Allianz Arena di Monaco è l'esempio più bello e famoso del rinnovamento tedesco.
Ma non hanno fatto solamente questo. Lo stadio per essere generatore di introiti ha bisogno di tifosi che lo frequentano. In questo senso dunque sono stati abbassati i costi dei biglietti e disputate le partite (o almeno il 95% di esse) nello stesso giorno, togliendo quindi potere alle televisioni. In questo senso i numeri non mentono in quanto la Bundesliga è prima per distacco nella classifica europea delle presenze sugli spalti (44mila di media a gara).
Riassumiamo il tutto: strutture nuove, stadi pieni e investimenti sui giovani. Una ricetta semplice ma vincente che quest'anno (dopo anni di dominio spagnolo) porta la Germania sul tetto d'Europa e chissà che non si sia aperto un nuovo ciclo destinato a durare per molto tempo.
Sarebbe auspicabile, per l'Italia, smettere di nutrire astio nei confronti dei tedeschi (per motivi non meramente calcistici) e cominciare a prendere ad esempio un paese che oggi, a differenza del nostro, funziona...non solamente nello sport.
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