In molti si aspettavano che la Nazionale spagnola non sarebbe riuscita a bissare il successo del 2010, nessuno però avrebbe mai immaginato che dopo solamente due giornate i campioni di tutto sarebbero già stati fuori dal Mondiale brasilano. Perdendo la seconda partita consecutiva dopo quella con l'Olanda di Robben, la roja riceve uno schiaffo morale veramente difficile da incassare. Iniesta e compagni non sono stati capaci di impensierire la nazionale allenata da Van Gaal prima e il Cile poi, mostrandosi scarichi, sulle gambe, non pungenti.
Tra la conquista del titolo e una uscita dalla coppa cosi ingloriosa può, e deve, esserci una giusta via di mezzo. Una squadra che può vantare Casillas, Piqué, Sergio Ramos, Xavi, Iniesta, Diego Costa e molti altri, non può prestarsi ad una figura cosi brutta contro squadre che sulla carta sono inferiori.
Analizziamo i possibili motivi di questa debacle:
Ciò che possiamo immediatamente osservare è il fatto che la squadra è composta da molti giocatori di Barcellona e Real Madrid. Potremmo dire che vi sono due anime, due blocchi principali. Il blocco del Barça già con la squadra di club è apparso in netto calo psico-fisico. E' normale che Xavi, arrivato ad una certa ètà e dopo aver vinto tutto, si sia un po' fermato e mostri il logorio del tempo. Piqué ormai da due anni non è più il difensore centrale insuperabile che avevamo imparato a conoscere. Jordi Alba è certamente un ottimo elemento ma non può fare la differenza in un Mondiale. Iniesta è apparso un po' sotto tono, ma forse è stato il migliore tra i catalani.
Il blocco del Real, invece, avrebbe dovuto essere in una annata di grazia dopo la bella vittoria in Champions League. Invece non si è rivelato minimamente all'altezza della competizione (vedi Casillas su tutti). Probabilmente sono stati un po' troppo esaltati per la vittoria con i blancos, che a conti fatti è soprattutto merito di Cristiano Ronaldo. Purtroppo per loro, però, CR7 è portoghese, non spagnolo. Forse questa incredibile stagione è stata più stancante di quel che si pensasse, basti ricordare l'incredibile cammino dell'Atletico Madrid di Diego Simeone.
Possiamo dare la colpa di questo flop alla sola stanchezza di un gruppo? Oppure all'inevitabile declino di alcuni giocatori? Non credo. Possiamo parlare di fine del tiqui-taca? E' la fine di un ciclo?
Credo che nessuno possa rispondere con assoluta certezza a tali quesiti, molto probabilmente la figuraccia mondiale della squadra allenata da Del Bosque è figlia di tante cause, di tanti fattori negativi. Come detto e scritto molte volte, il tiqui-taca è producente se e solo se gli uomini che lo interpretano sono al top della condizione fisica e psicologica. Troppo facile per una squadra come l'Olanda chiudersi, aspettare di riconquistare palla e colpire in contropiede la Spagna se i suoi uomini chiave sono stanchi, lenti, imprecisi e apparentemente privi di stimoli. Sulla base di queste considerazioni, ritengo che la filosofia nata con Guardiola al Barcellona, e utilizzata (anche se non completamente) dalla Nazionale spagnola, non veda la sua conclusione con questo annus horribilis (ricordiamo le brutte stagioni di Barcellona e Bayern Monaco, per quest'ultimo soltanto in Champions). Certamente è una strategia di gioco che richiede un elevato dispendio di energia, molta concentrazione, velocità e precisione dei passaggi e un minimo di cinismo in attacco, tutte cose che sono mancate in queste due prime partite in Brasile. L'augurio è che almeno nell'ultimo match si veda un po' di orgoglio e amor proprio, perché tornare a casa avendo sulle spalle tre sconfitte in tre partite sarebbe davvero una macchia difficile da cancellare.
Concludo esprimendo il mio personale dispiacere per le tristi prestazioni che la squadra campione d'Europa e del mondo ha sfoderato. Il mio amore per il (bel) calcio supera di gran lunga la nazionalità o le bandiere, è quindi normale che abbia gioito negli anni passati per i tanti successi di questa generazione di calciatori capaci di vincere tutto mostrando un gioco brillante, fatto di possesso palla, occasioni da gol, tocchi di prima...insomma tecnica alla stato puro. In uno sport, il calcio, in cui sempre più conta la forza muscolare, vedere in campo 11 giocatori che con la sola tecnica battono squadre più attrezzate dal punto di vista fisico, ha rappresentato per me un'oasi di bellezza e poesia. Come del resto è stato con il Barcellona di Pep. Esattamente come per i blaugrana, anche per la Spagna mi auguro che questa sia soltanto una tappa, forzata e obbligata, che condurrà a tanti altri successi. In fondo, se abbiamo detto che alcuni giocatori sono nella fase discendente della loro carriera, altri sono in piena maturazione e molti altri stanno crescendo nelle giovanili. Quindi non sorprendiamoci troppo se tra due o quattro anni racconteremo di una Nazionale tornata ad alzare coppe prestigiose.
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