venerdì 9 maggio 2014

Barça, vincere non conviene !

Da appassionato di calcio e amante del bel gioco, non ho potuto far altro che seguire e innamorarmi del grande Barcellona di Pep Guardiola
La squadra di Messi e compagni era brillante, agonisticamente cattiva e pronta ad azzannare la propria preda in ogni momento della gara. Vedere quella incredibile ragnatela di passaggi che spesso e volentieri terminava con un gol del numero 10 era un autentico spettacolo.
Ma Guardiola non c'è più. E con lui neanche il gioco e le vittorie del Barça.
Ci tengo a ricordare che i catalani hanno vinto ben 16 trofei (di cui 2 Champions League) nelle ultime 5 stagioni. Un bottino invidiabile, tanto che alcuni esperti di calcio hanno sostenuto trattarsi della squadra "mas grande de la historia". Non voglio entrare in questa discussione (secondo me inutile): ritengo non si possano confrontare squadre di epoche diverse, cosi come trovo insensato paragonare calciatori che hanno calcato il rettangolo di gioco in anni diversi (vedi la discussione Maradona-Messi).
Il Barça, dicevamo, aveva tutto: vittorie, strapotere tecnico, tanti giovani e promettenti calciatori provenienti dalle giovanili e un allenatore, Guardiola, in grado di fare da collante per tutti questi elementi e ricavarne il meglio.
Quindi, perché vincere non converrebbe? 
La vittoria della Liga,  temo, potrebbe far dimenticare alla dirigenza blaugrana e a tutto l'ambiente i tanti problemi che attanagliano la squadra. A partire dall'allenatore. Gerardo Martino, sicuramente un buon allenatore, non credo sia l'uomo giusto per gestire uno spogliatoio pieno zeppo di grandi campioni e una piazza che, più di ogni altra cosa, vuole il bel gioco e lo spettacolo. Oltre al problema allenatore, esiste un problema legato alla naturale ed inevitabile usura di giocatori che sono arrivati ad un'età avanzata o che, a causa delle tante vittorie, non hanno più gli stimoli necessari.
Entriamo nel dettaglio. Nelle ultime sessioni di mercato, i vertici del club hanno ritenuto, sbagliando, di dover rinforzare l'attacco, dimenticando completamente (fatta eccezione per il buon Jordi Alba vertice basso) la linea difensiva e il centrocampo. Per quanto riguarda la difesa, Puyol non è stato sostituito e i giovanissimi, al momento, non sembrano in grado di sostenere il peso di una maglia da titolare. In porta, invece, Victor Valdes è in partenza e serve urgentemente un portiere in grado di dare sicurezza al reparto arretrato. Inoltre, sempre parlando dell'estremo difensore, il vice Pinto è più un pensionato stipendiato che un calciatore utilizzabile da una squadra che vuole vincere qualcosa di prestigioso.
Arriviamo al centrocampo e vediamo che i calciatori che oggi cercano di proseguire la filosofia del tiqui-taca sono gli stessi che c'erano 5 anni fa: Xavi, Iniesta e Busquets. Con lo spagnolo Fabregas pronto a subentrare. Xavi, ormai compiuti 34 anni, non sembra più in grado di giocare a livelli stratosferici per tutta la stagione. Iniesta, a mio parere uno dei migliori della stagione, quest'anno ha letteralmente retto il centrocampo da solo. Nessun acquisto è stato fatto e, anzi, è da registrare un'importante perdita, uno dei giovani più promettenti del panorama europeo, ovvero  Thiago Alcántara.
Questi reparti (difesa e centrocampo), come detto in precedenza, sono stati sacrificati sull'altare del gioco offensivo e della propensione ad attaccare. Di per sé è una cosa giusta che una squadra come il Barça pensi ad attaccare e segnare piuttosto che difendere e non prendere gol, però il calcio italiano insegna che le grandi vittorie le raggiungi anche con l'equilibrio tra una fase e l'altra.
A contornare tutti questi fatti, ci sono stati i ripetuti infortuni di Leo Messi, che lo hanno molto limitato nella prima parte della stagione, e Neymar che non ha reso come l'ambiente catalano si aspettava.
Il risultato è che il Barça è fuori dalla Champions League ad opera dell'Atletico Madrid di Simeone, ha perso la Coppa del Re in finale contro l'odiato Real Madrid ed è secondo in campionato. Potrebbe ancora riuscire a vincere il titolo, in quanto all'ultima giornata sfiderà l'Atletico, ma siamo sicuri che questo non sarà controproducente? Non esiste il rischio che l'ennessima vittoria faccia dimenticare i reali limiti di questa squadra? In passato, forse, è stato proprio cosi.
La miglior cosa che può accadere, a mio avviso, è che la stagione si concluda con zero titoli. La delusione per un risultato che da moltissimo tempo non si registra potrebbe svegliare le persone che hanno la responsabilità di fare la campagna acquisti, di gestire i giocatori, di scegliere l'allenatore e far primeggiare il Barça in Spagna, in Europa e nel mondo.

Fossi al posto di Josep Maria Bartomeu (sostituto di Sandro Rosell) procederei cosi:
- Capitolo portiere: Sappiamo già da tempo che Victor Valdes a fine stagione lascerà Barcellona. Un ottimo sostituito, se si punta sulla giovinezza, potrebbe essere Ter Stegen (classe 1992, attualmente al Borussia Mönchengladbach). L'alternativa di esperienza potrebbe essere il già cercato Handanovic (classe 1984, accasato all'Inter). 
Per il ruolo di vice, un nome che potrebbe fare al caso del Barça per esperienza e abilità è quello di Sébastien Frey (classe 1980, nelle fila del Bursaspor Kulübü Derneği).
- La difesa: Al momento la linea difensiva a 4 è composta da Dani Alves, Piquè, Mascherano e Jordi Alba.
L'esterno brasiliano è in partenza e potrebbe essere rimpiazzato da un'altra nostra conoscenza: Juan Cuadrado (classe 1988). Il colombiano potrebbe dare quella freschezza e velocità che in questa stagione è un po' mancata a Dani Alves. Un punto a favore dell'esterno viola è sicuramente il fatto che trova con più facilità e frequenza la via del gol. In questa stagione ha segnato ben 14 reti in 41 partite con la Fiorentina, condite con 9 assist. Dani Alves, invece, si è fermato a 4 reti e 6 assist in 40 partite col Barça. Infine, tra i due giocatori corrono 5 anni di differenza, fattore di non poco conto per una squadra che vuole ripartire. 
Per quanto riguarda il centrale di difesa, invece, i nomi caldi sono due: David Luiz (1987, giocatore del Chelsea) e Thiago Silva (classe 1984, del Paris Saint-Germain). 
Personalmente, pur stimando molto l'ex milanista, opterei per David Luiz, più giovane e utilizzabile anche nel ruolo di mediano.
Un errore da non commettere è lasciar partire Carles Puyol. Lo storico capitano blaugrana è un classe 1978, ha forse dato tutto e di più per quella maglia e merita riconoscenza. Nel calcio sono fondamentali i valori tecnici e agonistici, ma non possiamo dimenticare l'importanza dello spirito di gruppo, del carisma, del coraggio. Puyol rappresenta tutto questo. Credo che nello spogliatoio ricopra un ruolo ancor più essenziale di quello che aveva in campo nei suoi anni d'oro. E' giusto tenerlo dentro questo gruppo (come dirigente) perché è ancora un Capitano. 

- Centrocampo, vero punto di forza (o di debolezza) del Barça: rimpiazzare Xavi Hernandez è un'impresa pressoché impossibile. Al momento non ci sono giocatori come lui. Lo stesso Pirlo, altro maestro del centrocampo, non garantisce lo stesso tipo di gioco. L'ideale, come detto in precedenza, sarebbe stato trattenere Thiago Alcántara.
Le alternative, ugualmente suggestive, potrebbero essere quelle di Miralem Pjanic (classe 1990, attualmente nella Roma) o Javi Martínez (classe 1988, alla corte di Guardiola). 
Il bosniaco darebbe qualità e quantità al gioco dei blaugrana, mentre lo spagnolo del Bayern porterebbe molta forza fisica (caratteristica che è un po' mancata a questa squadra). La spesa per Javi Martinez, però, sarebbe davvero ingente, in quanto il giocatore è stato prelevato dall'Athletic Bilbao nel 2012 per 40 milioni di euro, arrivando ad essere il giocatore più pagato nella storia della Bundesliga.
Un nome uscito nelle ultime ore è quello di Paul Pogba. Il francese della Juventus è un classe 1993, forte fisicamente e sublime in quanto a tecnica. Inoltre, trova con facilità la conclusione dalla distanza. L'unico problema potrebbe essere il costo del cartellino: la società bianconera chiede 60/70 milioni di euro. 
Pur ritenendo Pjanic più adatto al gioco spagnolo, andrei dritto sul centrocampista della Juve. A tratti, e non vorrei essere accusato di blasfemia, rivedo nelle movenze di Pogba un po' della classe di Zinedine Zidane. Paragoni a parte, sono sicuro che questo giocatore, crescendo, diventerà uno dei top 5 centrocampisti al mondo.
Per quanto riguarda il mercato in uscita, terrei ad ogni costo Mascherano, vero e proprio jolly di centrocampo e difesa, e cederei Alexandre Song. L'ex Arsenal ha giocato raramente e non sembra in linea con il progetto tecnico della squadra, indipendentemente da quale sarà l'allenatore del futuro.

- Arriviamo alla fase offensiva, soltanto apparentemente non da modificare: L'attacco oggi si regge sul solo Leo Messi. La pulce argentina ha fatto in questa stagione il bello e il brutto allo stesso tempo. Quando il numero 10 gira come sa, il Barça vola e l'attacco segna a raffica. Quando Messi non è in giornata, però, la squadra sembra spenta e l'attacco appare incapace di far male agli avversari.
I nomi che potrebbero fare la differenza sono due: Luis Suárez (classe 1987), autentico mattatore in Premier League con 30 gol, e Wayne Rooney. L'inglese del Manchester United è un classe 1985, quindi in piena maturità psico-fisica, e potrebbe lasciare i reds dopo l'addio di Sir Alex Ferguson e la brutta stagione di quest'anno. In entrambi i casi, il costo del cartellino sarebbe molto elevato in quanto il primo ha un valore di mercato di circa 52 milioni di euro e il secondo intorno ai 45. Qualunque sia la scelta, credo sarebbe ottimale.
Se per arrivare ad uno dei due fosse necessaria una cessione eccellente, lascerei partire Alexis Sánchez. Nonostante il suo bottino stagionale con il Barça sia di 20 gol e 17 assist in 52 partite disputate, il cileno ex Udinese non mi ha quasi mai convinto appieno e quindi lo cederei senza troppi rimpianti.  

- Infine il discorso allenatore.
La scelta dell'uomo che siederà sulla panchina blaugrana è molto delicata. Scegliere un allenatore che insista sul grande possesso palla oppure optare per un cambio di filosofia?
Nel primo caso, l'uomo giusto potrebbe essere Luis Enrique. Nella stagione 2011/12 ha guidato la Roma. La sua squadra giocava un bel calcio (forse solo un po' lento), non supportato però da grandi risultati. Con in mano una rosa come quella del Barça, il discorso potrebbe essere diverso. Inoltre, a supporto della sua candidatura, dobbiamo ricordare che l'allenatore di Gijón ha giocato a Barcellona per 8 anni ed ha allenato la squadra B dal 2008 al 2011, quindi conosce bene l'ambiente, i tifosi e la mentalità del mondo catalano.
Nel caso ci fosse la volontà di cambiare tipo di gioco, invece, una strada che potrebbe dare ottimi risultati è quella che porta a Jürgen Klopp. L'allenatore nato a Stoccarda ha mostrato con il suo Borussia un grande gioco, fatto di velocità e improvvise verticalizzazioni. Dal 2008 ha vinto ben 2 campionati tedeschi, 1 Coppa e 2 Supercoppe di Germania, conquistando anche una finale di Champions League (persa poi contro il Bayern Monaco).
Il mio preferito è Klopp. Un cambio, certe volte, non fa male. Non sono tra quelli che ritengono il tiqui-taca morto, ma credo che per gli avversari (in campo europeo, in Spagna è un altro discorso) sia diventato troppo facile e scontato fare le barricate e colpire in contropiede. Klopp potrebbe unire gioco e vivacità, imprevedibilità e spettacolo. 

Non so come andrà a finire la Liga: mancano soltanto 2 giornate e la classifica recita Atletico Madrid 88 punti, Barcellona 85, Real Madrid 84. Tutto è ancora possibile. Ciò che auspico è che, a prescindere dall'assegnazione del titolo, i vertici blaugrana capiscano che è arrivato il momento di compiere una (piccola) rivoluzione, di trovare nuovi stimoli, di far crescere nuovi talenti e tornare a primeggiare in ogni competizione. Perché ciò che tutti i tifosi vogliono è che il Barça torni ad essere "més que un club".

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