Dopo il triplice fischio di Italia-Uruguay, Prandelli e Abete si sono dimessi dai loro incarichi, riconoscendo il totale fallimento della spedizione azzurra. La squadra capitanata da Buffon ha raccolto tre punti in tre gare, una sola vittoria contro l'Inghilterra (che a questo punto è ridimensionata) e due sconfitte cariche di accuse nei confronti del ct. La sconfitta contro la Costa Rica aveva evidenziato l'incapacità dell'Italia di essere pericolosa, resistere agli avversari dal punto di vista fisico ed evidenti errori tattici (per esempio schierare il solo Balotelli in attacco, contro la difesa a 5 dei costaricani). Il match contro l'Uruguay, invece, ha messo in mostra la scarsa personalità di questo gruppo, sorretto soltanto dai (vecchi) senatori Buffon, Pirlo e Chiellini. Poca personalità nell'accontentarsi dello 0-0 (risultato che premiava gli azzurri) e nella mancanza di reazione dopo il gol di Godin. Nella partita di oggi c'è stato di tutto: la sostituzione a metà gara di un deludentissimo Balotelli, un discutibile cartellino rosso a Marchisio, un rigore non concesso all'Uruguay e un morso di Suarez a Chiellini. Sta di fatto che l'Uruguay passa agli ottavi di finale della Coppa del Mondo, mentre noi torniamo a casa col capo chino, pieni di recriminazioni e rimpianti. Rimpianti riguardanti le convocazioni, la logistica del ritiro azzurro, la formazione schierata, i cambi a partita in corso...
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIXy4Wvy6W82Kf_cDCDlkYrVsKugN7kSRzgvPtwZ8U1eYOtn2sn4xNJGh3sQzfLBkkR1abPuC65sbYBsZNRBrq9qwBhUiygjZvYu7ML8OJAuqYDLumDR1y6VUqQVZY_fGmm52ujMbMkmI/s1600/prande.jpg)
Prandelli, nelle parole post gara, ha parlato del clima attorno alla squadra, di essersi sentito definire un ladro che ruba i soldi...la realtà è che l'ex tecnico della Fiorentina doveva dimettersi perché il suo progetto tecnico-tattico è fallito, il rapporto con la squadra si è rotto, perdendo cosi il controllo su di un gruppo che forse già dall'inizio della competizione brasiliana non ne condivideva più le idee.
Dispiace vedere i 4 volte campioni del mondo andare alla deriva cosi, senza un minimo di orgoglio, senza idee, senza tiri in porta, senza cuore. Balotelli è l'emblema del moderno calcio italiano: montato, svuotato, triste, privo di umiltà, superficiale. Come il nostro calcio, anche Balotelli si perde in un bicchier d'acqua, continua ad avere un potenziale che forse non riuscirà mai a dimostrare veramente.
Le idee di Cesare erano lodevoli: uscire dal classico catenaccio-contropiede all'italiana, inculcare una idea di gioco alla squadra, cercare il possesso palla e la vittoria in ogni partita, indipendentemente dagli avversari. Tutte cose che in Brasile non abbiamo visto. Soltanto nella prima gara siamo stati capaci di unire gioco e praticità, complice anche la serata di grazia di alcuni (Candreva e Balotelli ad esempio), che purtroppo non si è ripetuta. Probabilmente l'Italia non è in gardo di snaturarsi, di mutare un gioco che da troppi anni ormai mette in pratica. Il possesso palla continuato è utile se poi verticalizzi, se hai una prima punta che dà profondità, se i centrocampisti accompagnano l'azione offensiva...altrimenti diventa uno sterile possesso palla he non fa altro che contribuire a renderti lento e prevedibile.
Una delle critiche rivolte a Prandelli riguarda le convocazioni. Trovo estremamente facile criticare le scelte del ct nel momento in cui veniamo sbattuti fuori dalla competizione. In questi venti giorni nessuno (o pochissimi) ha acceso il microfono o impugnato la penna per dire che Cassano doveva restare a casa, che Balotelli non meritava di essere al centro del progetto, che Rossi e Destro dovevano partire per il Brasile ecc... l'onestà intellettuale impone che non si cominci adesso a dire tali cose, anche se condivisibili. Era oltremodo prevedibile che Cassano, considerando i molti gradi e l'elevata umidità, avrebbe faticato non poco a correre e dare ciò che si aspettava Prandelli. Era facile immaginare che Balotelli si sarebbe rivelato per l'ennesima volta un mezzo grande giocatore, più campione sui social che sul rettangolo verde. Tutte cose semplici e vere, che però dovevano essere dette prima.
Dopo la pessima figura torniamo a casa e rimangono soltanto le macerie attorno agli azzurri, ma anche attorno a tutto il calcio italiano: povero di giovani e ricco di "vecchi", povero di italiani e ricco di stranieri (che spesso non hanno niente in più dei nostri).
Rimane un calcio che non è più competitivo a livello europeo e mondiale, e ne è la miglior dimostrazione la Juventus, schiacciasassi in Serie A e sbeffeggiata in Champions League. Persiste un paese immobile di fronte ai propri problemi: stadi obsoleti e fatiscenti che, anno dopo anno, si svuotano sempre più. E nessuno fa niente. Nessuno sa cosa fare per porre rimedio a tutto questo. Troppo semplicistico dire "ripartiamo dai vivai", si deve fare. Il tempo delle parole è ormai concluso. La disfatta mondiale ci dà una occasione più unica che rara: cancellare tutto, azzerare gli errori e ripartire con nuovi uomini, regole migliori e ritrovati valori.
Nessun commento:
Posta un commento