Da appassionato di calcio e amante del bel gioco, non ho potuto far altro che seguire e innamorarmi del grande Barcellona di Pep Guardiola.
La squadra di Messi e compagni era brillante, agonisticamente cattiva e pronta ad azzannare la propria preda in ogni momento della gara. Vedere quella incredibile ragnatela di passaggi che spesso e volentieri terminava con un gol del numero 10 era un autentico spettacolo.
Ma Guardiola non c'è più. E con lui neanche il gioco e le vittorie del Barça.
Ci tengo a ricordare che i catalani hanno vinto ben 16 trofei (di cui 2 Champions League) nelle ultime 5 stagioni. Un bottino invidiabile, tanto che alcuni esperti di calcio hanno sostenuto trattarsi della squadra "mas grande de la historia". Non voglio entrare in questa discussione (secondo me inutile): ritengo non si possano confrontare squadre di epoche diverse, cosi come trovo insensato paragonare calciatori che hanno calcato il rettangolo di gioco in anni diversi (vedi la discussione Maradona-Messi).
Il Barça, dicevamo, aveva tutto: vittorie, strapotere tecnico, tanti giovani e promettenti calciatori provenienti dalle giovanili e un allenatore, Guardiola, in grado di fare da collante per tutti questi elementi e ricavarne il meglio.
Quindi, perché vincere non converrebbe?
La vittoria della Liga, temo, potrebbe far dimenticare alla dirigenza blaugrana e a tutto l'ambiente i tanti problemi che attanagliano la squadra. A partire dall'allenatore. Gerardo Martino, sicuramente un buon allenatore, non credo sia l'uomo giusto per gestire uno spogliatoio pieno zeppo di grandi campioni e una piazza che, più di ogni altra cosa, vuole il bel gioco e lo spettacolo. Oltre al problema allenatore, esiste un problema legato alla naturale ed inevitabile usura di giocatori che sono arrivati ad un'età avanzata o che, a causa delle tante vittorie, non hanno più gli stimoli necessari.
Entriamo nel dettaglio. Nelle ultime sessioni di mercato, i vertici del club hanno ritenuto, sbagliando, di dover rinforzare l'attacco, dimenticando completamente (fatta eccezione per il buon Jordi Alba vertice basso) la linea difensiva e il centrocampo. Per quanto riguarda la difesa, Puyol non è stato sostituito e i giovanissimi, al momento, non sembrano in grado di sostenere il peso di una maglia da titolare. In porta, invece, Victor Valdes è in partenza e serve urgentemente un portiere in grado di dare sicurezza al reparto arretrato. Inoltre, sempre parlando dell'estremo difensore, il vice Pinto è più un pensionato stipendiato che un calciatore utilizzabile da una squadra che vuole vincere qualcosa di prestigioso.
Arriviamo al centrocampo e vediamo che i calciatori che oggi cercano di proseguire la filosofia del tiqui-taca sono gli stessi che c'erano 5 anni fa: Xavi, Iniesta e Busquets. Con lo spagnolo Fabregas pronto a subentrare. Xavi, ormai compiuti 34 anni, non sembra più in grado di giocare a livelli stratosferici per tutta la stagione. Iniesta, a mio parere uno dei migliori della stagione, quest'anno ha letteralmente retto il centrocampo da solo. Nessun acquisto è stato fatto e, anzi, è da registrare un'importante perdita, uno dei giovani più promettenti del panorama europeo, ovvero Thiago Alcántara.
Questi reparti (difesa e centrocampo), come detto in precedenza, sono stati sacrificati sull'altare del gioco offensivo e della propensione ad attaccare. Di per sé è una cosa giusta che una squadra come il Barça pensi ad attaccare e segnare piuttosto che difendere e non prendere gol, però il calcio italiano insegna che le grandi vittorie le raggiungi anche con l'equilibrio tra una fase e l'altra.
A contornare tutti questi fatti, ci sono stati i ripetuti infortuni di Leo Messi, che lo hanno molto limitato nella prima parte della stagione, e Neymar che non ha reso come l'ambiente catalano si aspettava.
Il risultato è che il Barça è fuori dalla Champions League ad opera dell'Atletico Madrid di Simeone, ha perso la Coppa del Re in finale contro l'odiato Real Madrid ed è secondo in campionato. Potrebbe ancora riuscire a vincere il titolo, in quanto all'ultima giornata sfiderà l'Atletico, ma siamo sicuri che questo non sarà controproducente? Non esiste il rischio che l'ennessima vittoria faccia dimenticare i reali limiti di questa squadra? In passato, forse, è stato proprio cosi.
La miglior cosa che può accadere, a mio avviso, è che la stagione si concluda con zero titoli. La delusione per un risultato che da moltissimo tempo non si registra potrebbe svegliare le persone che hanno la responsabilità di fare la campagna acquisti, di gestire i giocatori, di scegliere l'allenatore e far primeggiare il Barça in Spagna, in Europa e nel mondo.
Fossi al posto di Josep Maria Bartomeu (sostituto di Sandro Rosell) procederei cosi:
- Capitolo portiere: Sappiamo già da tempo che Victor Valdes a fine stagione lascerà Barcellona. Un ottimo sostituito, se si punta sulla giovinezza, potrebbe essere Ter Stegen (classe 1992, attualmente al Borussia Mönchengladbach). L'alternativa di esperienza potrebbe essere il già cercato Handanovic (classe 1984, accasato all'Inter).
Per il ruolo di vice, un nome che potrebbe fare al caso del Barça per esperienza e abilità è quello di Sébastien Frey (classe 1980, nelle fila del Bursaspor Kulübü Derneği).
- La difesa: Al momento la linea difensiva a 4 è composta da Dani Alves, Piquè, Mascherano e Jordi Alba.
L'esterno brasiliano è in partenza e potrebbe essere rimpiazzato da un'altra nostra conoscenza: Juan Cuadrado (classe 1988). Il colombiano potrebbe dare quella freschezza e velocità che in questa stagione è un po' mancata a Dani Alves. Un punto a favore dell'esterno viola è sicuramente il fatto che trova con più facilità e frequenza la via del gol. In questa stagione ha segnato ben 14 reti in 41 partite con la Fiorentina, condite con 9 assist. Dani Alves, invece, si è fermato a 4 reti e 6 assist in 40 partite col Barça. Infine, tra i due giocatori corrono 5 anni di differenza, fattore di non poco conto per una squadra che vuole ripartire.
Per quanto riguarda il centrale di difesa, invece, i nomi caldi sono due: David Luiz (1987, giocatore del Chelsea) e Thiago Silva (classe 1984, del Paris Saint-Germain).
Personalmente, pur stimando molto l'ex milanista, opterei per David Luiz, più giovane e utilizzabile anche nel ruolo di mediano.
Un errore da non commettere è lasciar partire Carles Puyol. Lo storico capitano blaugrana è un classe 1978, ha forse dato tutto e di più per quella maglia e merita riconoscenza. Nel calcio sono fondamentali i valori tecnici e agonistici, ma non possiamo dimenticare l'importanza dello spirito di gruppo, del carisma, del coraggio. Puyol rappresenta tutto questo. Credo che nello spogliatoio ricopra un ruolo ancor più essenziale di quello che aveva in campo nei suoi anni d'oro. E' giusto tenerlo dentro questo gruppo (come dirigente) perché è ancora un Capitano.
- Centrocampo, vero punto di forza (o di debolezza) del Barça: rimpiazzare Xavi Hernandez è un'impresa pressoché impossibile. Al momento non ci sono giocatori come lui. Lo stesso Pirlo, altro maestro del centrocampo, non garantisce lo stesso tipo di gioco. L'ideale, come detto in precedenza, sarebbe stato trattenere Thiago Alcántara.
Le alternative, ugualmente suggestive, potrebbero essere quelle di Miralem Pjanic (classe 1990, attualmente nella Roma) o Javi Martínez (classe 1988, alla corte di Guardiola).
Il bosniaco darebbe qualità e quantità al gioco dei blaugrana, mentre lo spagnolo del Bayern porterebbe molta forza fisica (caratteristica che è un po' mancata a questa squadra). La spesa per Javi Martinez, però, sarebbe davvero ingente, in quanto il giocatore è stato prelevato dall'Athletic Bilbao nel 2012 per 40 milioni di euro, arrivando ad essere il giocatore più pagato nella storia della Bundesliga.
Un nome uscito nelle ultime ore è quello di Paul Pogba. Il francese della Juventus è un classe 1993, forte fisicamente e sublime in quanto a tecnica. Inoltre, trova con facilità la conclusione dalla distanza. L'unico problema potrebbe essere il costo del cartellino: la società bianconera chiede 60/70 milioni di euro.
Pur ritenendo Pjanic più adatto al gioco spagnolo, andrei dritto sul centrocampista della Juve. A tratti, e non vorrei essere accusato di blasfemia, rivedo nelle movenze di Pogba un po' della classe di Zinedine Zidane. Paragoni a parte, sono sicuro che questo giocatore, crescendo, diventerà uno dei top 5 centrocampisti al mondo.
Per quanto riguarda il mercato in uscita, terrei ad ogni costo Mascherano, vero e proprio jolly di centrocampo e difesa, e cederei Alexandre Song. L'ex Arsenal ha giocato raramente e non sembra in linea con il progetto tecnico della squadra, indipendentemente da quale sarà l'allenatore del futuro.
- Arriviamo alla fase offensiva, soltanto apparentemente non da modificare: L'attacco oggi si regge sul solo Leo Messi. La pulce argentina ha fatto in questa stagione il bello e il brutto allo stesso tempo. Quando il numero 10 gira come sa, il Barça vola e l'attacco segna a raffica. Quando Messi non è in giornata, però, la squadra sembra spenta e l'attacco appare incapace di far male agli avversari.
I nomi che potrebbero fare la differenza sono due: Luis Suárez (classe 1987), autentico mattatore in Premier League con 30 gol, e Wayne Rooney. L'inglese del Manchester United è un classe 1985, quindi in piena maturità psico-fisica, e potrebbe lasciare i reds dopo l'addio di Sir Alex Ferguson e la brutta stagione di quest'anno. In entrambi i casi, il costo del cartellino sarebbe molto elevato in quanto il primo ha un valore di mercato di circa 52 milioni di euro e il secondo intorno ai 45. Qualunque sia la scelta, credo sarebbe ottimale.
Se per arrivare ad uno dei due fosse necessaria una cessione eccellente, lascerei partire Alexis Sánchez. Nonostante il suo bottino stagionale con il Barça sia di 20 gol e 17 assist in 52 partite disputate, il cileno ex Udinese non mi ha quasi mai convinto appieno e quindi lo cederei senza troppi rimpianti.
- Infine il discorso allenatore.
La scelta dell'uomo che siederà sulla panchina blaugrana è molto delicata. Scegliere un allenatore che insista sul grande possesso palla oppure optare per un cambio di filosofia?
Nel primo caso, l'uomo giusto potrebbe essere Luis Enrique. Nella stagione 2011/12 ha guidato la Roma. La sua squadra giocava un bel calcio (forse solo un po' lento), non supportato però da grandi risultati. Con in mano una rosa come quella del Barça, il discorso potrebbe essere diverso. Inoltre, a supporto della sua candidatura, dobbiamo ricordare che l'allenatore di Gijón ha giocato a Barcellona per 8 anni ed ha allenato la squadra B dal 2008 al 2011, quindi conosce bene l'ambiente, i tifosi e la mentalità del mondo catalano.
Nel caso ci fosse la volontà di cambiare tipo di gioco, invece, una strada che potrebbe dare ottimi risultati è quella che porta a Jürgen Klopp. L'allenatore nato a Stoccarda ha mostrato con il suo Borussia un grande gioco, fatto di velocità e improvvise verticalizzazioni. Dal 2008 ha vinto ben 2 campionati tedeschi, 1 Coppa e 2 Supercoppe di Germania, conquistando anche una finale di Champions League (persa poi contro il Bayern Monaco).
Il mio preferito è Klopp. Un cambio, certe volte, non fa male. Non sono tra quelli che ritengono il tiqui-taca morto, ma credo che per gli avversari (in campo europeo, in Spagna è un altro discorso) sia diventato troppo facile e scontato fare le barricate e colpire in contropiede. Klopp potrebbe unire gioco e vivacità, imprevedibilità e spettacolo.
Non so come andrà a finire la Liga: mancano soltanto 2 giornate e la classifica recita Atletico Madrid 88 punti, Barcellona 85, Real Madrid 84. Tutto è ancora possibile. Ciò che auspico è che, a prescindere dall'assegnazione del titolo, i vertici blaugrana capiscano che è arrivato il momento di compiere una (piccola) rivoluzione, di trovare nuovi stimoli, di far crescere nuovi talenti e tornare a primeggiare in ogni competizione. Perché ciò che tutti i tifosi vogliono è che il Barça torni ad essere "més que un club".
A distanza di quattro mesi, Pepito Rossi torna in campo e segna la sua rete numero 15 in campionato. Questo pomeriggio l'attaccante viola prende la parola in sala stampa.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-u0ccP4nGyAJgXYE2lucGP6cLCHUk2gCfslZ3n4fja2BoMzRZvJ_tdYFTGrFryXeEZT5T7zdmJ1t3c_8hsK26gH8yz6s10l5YN6ZvBk-7QvNZfq_CPNhF11lylwezfj0OpwFg9tIiJtg/s1600/rossi-fiorentina-serie-a.jpg)
Queste le sue parole a proposito di come ha vissuto gli ultimi mesi: "Sono stati mesi molto duri, con tanto lavoro con Luke Bongiorno ma con l'appoggio della famiglia e della squadra. Ora sto bene, devo ringraziare tutti".
Sul gol segnato ieri: "E' stato molto bello segnare, peccato che il Sassuolo ne avesse segnati già quattro... la dedica va come sempre a mio padre, alla mia famiglia e in tribuna e ai tifosi viola, che mi hanno sostenuto".
Sulla Nazionale ed il Mondiale: "Per andare in Nazionale devo giocare e devo dimostrare di star bene fisicamente. Ci penso ma ci sono tante cose che devo fare con la Fiorentina, dobbiamo prima blindare il 4° posto e poi chiudere bene la stagione contro il Torino".
Se ha avuto paura che la sua carriera fosse finita "Non ho mai avuto paura, era più il dispiacere per non aver avuto continuità dopo quattro bei mesi con la Viola. Non ho potuto dimostrare quello che posso fare in campo. La voglia di tornare protagonista è stata molto più forte della paura".
Sulla gara col Livorno e Rinaudo: "Il 5 gennaio sanno tutti cos'è successo. Se vedrò Rinaudo gli stringerò la mano, so che ha fatto solo un intervento di gioco. Con Rinaudo ci sono stati contatti e l'ho ringraziato per questo".
Se non dovesse partire per il Brasile: "Non so cosa farei, a me piace sempre pensare positivo: io ci penso ancora".
Se si sentirebbe pronto per disputare il Mondiale: "Certo che sono pronto, sono pronto per le ultime due partite in viola e per qualsiasi cosa. Mi sento bene, qualsiasi cosa mi chiedono di fare lo faccio".
Sul sostegno dei compagni: "Ho avuto grande sostegno da parte di tutti, anche da altre società di calcio".
Sulle ambizioni dei Della Valle: "La squadra che abbiamo adesso è forte, quest'anno siamo stati sfortunati con infortuni in momenti chiave: il ko di Mario e la squalifica di Borja su tutti. Sono molto orgoglioso di quello che ha fatto la squadra quest'anno".
Sulle scene di sabato sera all'Olimpico: "Dispiace molto per quello che è accaduto, tutti si aspettavano una partita di calcio. Non è un bello spot per noi italiani e per la Serie A. Qualcosa deve essere cambiato e migliorato".
Se è pronto per partire titolare già da domenica: "Non lo so, deciderà il mister".
Sul contrasto di ieri: "Sono contento di averlo subito, in allenamento ne subisco sempre pochi".
Su dove sarebbe stata la Fiorentina con Rossi in campo per tutto l'anno: "Non lo so proprio, ci sono stati degli infortuni importanti e purtroppo questo fa parte del calcio".
Sul ritorno di Gomez in gruppo: "Speriamo davvero tanto di poter giocare insieme prima della fine della stagione, vedere un campione come Mario fa bene: sta lavorando davvero tanto per esserci, glielo auguro davvero".
Sulla classifica cannonieri: "Spero la vinca un italiano. Ai vertici c'è Ciro Immobile, spero la vinca lui".
Sulla stima che sente attorno: "Ringrazio tutti per la stima che vedo intorno a me, anche su Twitter. Voglio continuare a fare il meglio".
Due giorni dopo la sconfitta nella finale di Coppa Italia, la Fiorentina torna a pensare al campionato: domani sera l'avversario sarà il Sassuolo. In sala stampa prende la parola Vincenzo Montella.
Queste le parole del tecnico viola in merito alle scene del pre gara di sabato sera: "E' controproducente continuare a parlare di queste scene, dobbiamo passare la palla a chi di dovere e risolvere questo grande problema".
Sul Sassuolo: "Abbiamo la possibilità di chiudere la stagione in un modo di alto profilo, vogliamo conquistare il 4° posto perché sarebbe un ottimo risultato".
Sugli obiettivi della prossima stagione: "Mi auguro di parlare con i Della Valle dopo il raggiungimento del 4° posto, così saremo più libero dai pensieri. Come allenatore devo fare delle valutazioni e vorrei allenare una squadra più forte con maggiorni pressioni. E' necessario fare qualcosa in più, questa squadra ha dato il massimo e forse ancora di più".
Su come si riparte dopo la delusione di sabato: "E' facile ripartire, la nostra tifoseria ha dimostrato grande partecipazione e maturità, quasi inusuale. Per noi è un orgoglio per quello che è stato fatto: abbiamo una grossa responsabilità. Domani abbiamo una responsabilità importante per coronare la stagione".
Sulla valutazione complessiva della stagione: "Dobbiamo fare elogi a questa squadra e alla società, che con un fatturato ridotto rispetto alle big è riuscita a competere per certi traguardi: è un dato oggettivo questo e dobbiamo fare merito a questi uomini".
Sul mercato che verrà: "Rispetto allo scorso anno non possiamo fare parallelismi: per migliorare la squadra bisogna tenere i migliori e comprarne altrettanti. Non serve vendere per fare un grande mercato".
Sui primi 20' di Fiorentina-Napoli: "Non usiamo alibi, abbiamo iniziato a giocare solo dopo 20 minuti: altre squadre sotto 2-0 si sarebbero sbriciolate mentre noi con raziocinio ce la siamo giocata fino al 90'".
Sulle scelte di domani: "A livello fisico è stata una partita molto dispendiosa, vedrò quali giocatori avranno più risorse: siamo in grado di sostenere una partita indipendentemente da chi scenderà in campo".
Sull'affetto dei tifosi: "La partecipazione dei tifosi sia a Roma che ieri pomeriggio ci danno orgoglio e responsabilità".
Sull'impegno dei Della Valle: "L'entusiasmo dei fiorentini nella sconfitta è più forte della delusione di quanto visto sabato sera".
Sulle condizioni fisiche della squadra: "Oggi valuterò ogni componente".
Su Rossi titolare: "Sarebbe una forzatura, ha dimostrato di essere guarito: non ci deve però essere fretta né da parte mia né da parte sua".
Sul rinnovo del Ds Pradè: "Che io sappia è una formalità il suo rinnovo, si è guadagnata la sua fiducia nel tempo così come Macìa"
Sui pezzi mancanti per migliorare la rosa: "Le idee ce le abbiamo, non saprei dire il numero preciso ma qualcosa si può fare".
Su cosa prova da napoletano sui cori sul Vesuvio: "Mi è successo spesso: magari chi lo canta sarà a Napoli quando il Vesuvio erutterà.."
Il giorno dopo Fiorentina-Napoli valida per la finale di Coppa Italia, Firenze si sveglia indignata e incredula. La gara dell'Olimpico di ieri è stata turbata dagli avvenimenti che hanno scosso l'ambiente e l'atmosfera. La serata doveva essere un'opportunità di festa, l'occasione giusta per vivere emozioni che, nel capoluogo toscano, raramente abbiamo la possibilità di vivere.
Ciò che più rimane negli occhi dei tifosi, e di chi scrive, è la totale incapacità dello Stato italiano, prima ancora delle istituzioni calcistiche, di far rispettare le regole, di tenere la situazione sotto controllo e mantenere l'ordine pubblico. La figura che Renzi, Grasso, Bindi e i vertici del calcio hanno fatto in mondovisione ieri sera è stata tremenda e agghiacciante. Un capo ultras del Napoli, Genny 'a carogna, ha tenuto per quasi un'ora in scacco le autorità e, di conseguenza, cinquantamila tifosi giunti a Roma per incoraggiare la propria squadra, tifare civilmente e festeggiare in caso di vittoria.
Vorrei che qualcuno mi spiegasse come è stato possibile tutto ciò. Se io, privato cittadino, commetto un reato, mi prendono e mi sbattono dentro. Perché il signor Gennaro De Tommaso ha potuto sedersi sulla balaustra, esibire la maglietta con scritto "Speziale libero", dettare legge e decidere se giocare o meno senza che nessuno muovesse un dito per fermarlo?
Come è possibile credere ancora nel calcio? Nel momento in cui un padre ha paura a portare allo stadio il figlio, credo che non si tratti più di uno sport.
Come possiamo credere ancora nello Stato e nelle sue norme? Come possiamo sentirci sicuri in un paese che non protegge gli indifesi e non condanna i colpevoli?
Sono 15 anni che sento parlare di leggi, provvedimenti, maggiore sicurezza e pugno duro, ma niente è cambiato. Si susseguono presidenti del consiglio, presidenti del Coni, vertici della FIGC ma tutto rimane tale e quale. A cosa servono il Daspo e la tessera del tifoso se poi mi ritrovo sul seggiolino accanto un teppista, un violento, un facinoroso che minaccia me e il regolare svolgimento di una manifestazione sportiva?
E' l'ora di smettere con le cure palliative e pensare (ed attuare, seriamente) dei provvedimenti che emarginino questi personaggi nocivi e diano spazio alla parte buona del calcio, quella parte che conosce sfottò, cori, prese di giro ma anche rispetto e civiltà.
La Fiorentina è uscita dal campo sconfitta ieri sera, ma Firenze e i fiorentini possono camminare a testa alta, riconoscendosi il merito di essere esempi di sportività e legalità come pochi ce ne sono nel bel paese.
Una manciata di ore ci separano dalla finalissima. La Coppa è veramente a portata di mano. Soltanto il Napoli del recuperato Higuain si frappone tra Firenze e il suo attesissimo Sogno.
Ormai da giorni la città vive freneticamente, ansiosa di assaporare una serata che si preannuncia spettacolare, indimenticabile, forse da raccontare. Tutti quanti si rendono conto che stiamo facendo una piccola parte della gloriosa storia di Firenze e della Fiorentina, e tutti vogliono dare il loro contributo. Il cuore pulsante del tifo fiorentino ha risposto con grande entusiasmo e calore: oltre 26mila tifosi, infatti, saranno all'Olimpico questa sera per festeggiare, o ringraziare, i loro pupilli in maglia viola. Comunque andrà ci saranno tanti applausi. I ragazzi di Montella in questa stagione hanno fatto qualcosa di eccezionale: confermare il quarto posto in campionato, disputare una eccelente Europa League e arrivare in finale di Tim Cup, il tutto condito, non dimentichiamolo, da assenze pesantissime, come nessun altro in Serie A ha dovuto affrontare, non è cosa assolutamente semplice e scontata.
La Coppa Italia adesso è veramente ad un passo. Benitez e il suo gruppo renderanno le cose difficilissime. Sarà estremamente complicato mettere il tassello che manca a questa annata, a questa squadra, a questa società. La vittoria sarebbe importante da più punti di vista: per la città, che la merita per l'attaccamente che ha sempre dimostrato; per Andrea Della Valle, che comincerebbe cosi a riempire la mensola (ancora vuota) dei trofei; per l'entusiasmo che porterebbe sia nella società, che forse sarebbe spronata ad investire ulteriormente, sia nei giocatori, convincendoli (se ce ne fosse bisogno) ad approdare a Firenze o a rimanere in riva all'Arno (vedi Cuadrado).
Come detto, la partita sarà eccitante e la vittoria fondamentale. Tutta la Firenze calcistica sta vivendo un Sogno atteso 13 lunghi anni, ma sappiamo che anche i sogni hanno bisogno di frammenti di realtà per non cadere come castelli di sabbia. Quindi forza ragazzi, riportate la Coppa Italia dove merita...magari con un gol di quel piccoletto col numero 49. Sarebbe un Sogno dentro il Sogno..