Campionati e Coppe con squadre italiane, inglesi e spagnole da una parte; una panchina d'argento per la stagione 2013/14 dall'altra.
Nel calcio, si sa, i risultati e i trofei valgono più di tutto il resto e quindi alcuni avranno la tentazione di pensare che tra i due non ci sarà storia: Sarri, come un piccolo David, alle prese con il gigante Benitez. Ma non è così.
Da tempo oramai abbiamo imparato ad apprezzare lo stile di gioco – nonché le imprese – di Maurizio Sarri, napoletano di nascita ma toscano di adozione che ad Empoli ha fatto vedere cose strepitose e sta trascinando la sua squadra verso la salvezza. Del resto, è storia recente la grande lezione di calcio che il tecnico ha inferto agli azzurri nella gara di andata, rallentandone la corsa (allora si parlava di Scudetto) ed evidenziandone tutte le lacune sul piano tattico.
Con un gioco fatto di possesso palla, velocità, mix di esperienza e gioventù l'Empoli sta collezionando elogi e punti: i pareggi contro Milan, Fiorentina, Inter e Roma, l'ampia vittoria contro il Palermo e soprattutto il 2-1 del Castellani contro la Lazio, oggi seconda in classifica, sono i punti più alti del campionato di un Empoli che in pochi si sarebbero aspettati così bello.
A contendere la vittoria ai ragazzi di Sarri giovedì sera ci sarà una squadra, il Napoli, che nelle ultime partite ha ripreso a viaggiare su ritmi altissimi, strapazzando prima la Fiorentina, poi il Cagliari e infine la Sampdoria. La banda guidata da Benitez vuole centrare il terzo posto che vuol dire Champions League, visibilità europea, denaro per rinforzarsi ulteriormente ed è quindi lecito aspettarsi una gara combattuta a suon di belle azioni e grandi colpi.
Ma quella in scena nel posticipo della trentatreesima giornata di Serie A non sarà soltanto la sfida tra due ottimi allenatori, ma anche tra due uomini che in questo momento sono al centro del mercato: Benitez è sempre più distante dalla riconferma e soltanto in caso di vittoria dell'Europa League si aprirebbero finestre di dialogo e di riconciliazione con la proprietà. Lo spagnolo sarebbe disposto a restare sulla panchina del Napoli solo a fronte di investimenti pesanti e la certezza di poter competere per traguardi sempre più ambiziosi. L'appeal internazionale dell'ex allenatore di Valencia, Liverpool e Inter non è in discussione, molti top club potrebbero fare più di un pensierino su di lui in caso di divorzio con De Laurentiis, primo su tutti quel Manchester City pieno zeppo di campioni ma (troppo) lontano dalla vetta della Premier League.
Sarri, invece, è entrato di diritto nei radar di squadre importanti, conquistando quello spazio mediatico che difficilmente si sposa con il suo essere 'antidivo': schivo nei confronti delle telecamere, con la sua sigaretta in bocca, si limita a far giocare una squadra che spesso e volentieri mette in mostra un calcio scintillante, cercando di evitare le copertine dei giornali e lasciando la gloria ai propri giocatori. Nonostante questi aspetti del suo carattere, Sarri è il primo nome nell'agenda di Galliani per il dopo Inzaghi. Grazie ad una idea di calcio basata sulla volontà di imporre il proprio gioco ovunque, l'impegno nel puntare su giocatori italiani e la prospettiva di non aggravare il bilancio del club, i rossoneri sono rimasti letteralmente stregati dal tecnico dell'Empoli, tant'è che c'è stato un primo incontro tra l'ad del Milan e il presidente Corsi. Un allenatore che ricorda un'altra epoca per cercare di tornare ai fasti del passato, questo l'intento della società milanista dopo una stagione decisamente negativa.
Tanti quindi gli spunti per la gara del Castellani tra Empoli e Napoli, primo fra tutti il confronto tra due filosofie calcistiche belle ma diverse: Benitez con il suo gioco europeo, come dimostra l'ottimo percorso in Europa League, e Sarri quale uno dei migliori rappresentanti di un calcio italiano voglioso di riconquistare credibilità e trofei.
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