Sabato pomeriggio si è consumato un avvenimento agghiacciante sul campo del Pescara nella partita tra la squadra di casa e il Livorno: un giocatore della squadra toscana, Piermario Morosini, è stato colpito da un'improvvisa crisi cardiaca contro la quale nessuno ha potuto fare niente.
Vedere il ragazzo (ventisei anni) cadere a terra, cercare di tirarsi su, per poi capitolare cosi, in una comune e insignificante partita, in confronto al valore della vita umana, è una cosa che addolora e toglie il fiato a tutti.
Piermario fin dalla giovane età si è trovato costretto a lottare contro le difficoltà della vita: rimane orfano in giovane età, perdendo la madre e il padre nel giro di due anni. Nel 2002 il fratello disabile si suicida, lasciandolo da solo con la sorella, anch'ella disabile.
Oggi il mondo del calcio, e non solo, piange la morte del ragazzo bergamasco, buon giocatore e soprattutto bravo ragazzo, col quale la vita non è stata affatto generosa.
Vicenza e Livorno, due delle squadre in cui Morosini ha militato in carriera, si sono affrettate a ritirare le maglie numero 25; un bel gesto ma che purtroppo non ridà il sorriso al giovane calciatore.Rimane un interrogativo importante, se non per Morosini, almeno in prospettiva futura: come è possibile evitare che cose del genere accadano?
Basterebbe un defibrillatore e un uomo competente a bordo campo, pronto a far fronte alle emergenze!!
Com'è possibile che un provvedimento cosi banale, ma cosi essenziale, sia tanto difficile da mettere in atto?
Il mondo del calcio si deve interrogare ma soprattutto deve muoversi, in direzione non soltanto di modernità degli stadi ma anche, e soprattutto, di sicurezza...perchè una vita non può finire su un campo di calcio.